Le ALn: di Lino Ganci

I viaggiatori pendolari le considerano treni di ultim’ordine, alcuni writers le snobbano, altri le chiamano con strani nomignoli: gasoloni, cuccioloni, litto o littorine. Eppure, indiscutibilmente, le automotrici leggere sono state le protagoniste di uno dei momenti più floridi dello sviluppo ferroviario in Italia. Nate per rispondere ad una esigenza specifica, quella di dare una risposta alternativa al trasporto su gomma sulle tratte brevi, i primi modelli di questa nuova tipologia di treni fanno il loro esordio all’inizio degli anni trenta del novecento: sono le ALb 25, l’equivalente su rotaia di veri e propri bus o omnibus, come venivano ancora chiamati, e il 1931 è l’anno in cui entrano per la prima volta in servizio.

Una ALn 668 in livrea grigio azzurro e beige pergamena in sosta al binario in attesa del segnale per la partenza. Sulla fiancata “Cons” e “Hallowen” di Conso, 1995

Il sistema di classificazione utilizzato dalle Ferrovie dello Stato per queste motrici fornisce una serie di informazioni di base sul materiale rotabile: AL, cioè Automotrice Leggera, la “b” indica il sistema di alimentazione – in questo caso benzina – e 25 è il numero di posti a sedere. La ALb 25 è in buona sostanza una macchina in grado di poter trasportare un esiguo numero di viaggiatori muovendosi autonomamente su reti non elettrificate. Essa non fa la sua comparsa in numerosi esemplari e, di fatto, costituisce soltanto un primo, timido e limitato tentativo di risolvere i problemi che affliggono i gestori dei servizi ferroviari nel primo dopoguerra.

Fino ad allora i treni sono per lo più composti da locomotive a vapore e carrozze rimorchiate, sono lenti e, soprattutto nel caso delle linee più piccole, il servizio costa caro al fornitore. Tuttavia, ad appena un anno dalla introduzione della ALb 25, viene presentata una nuova automotrice molto più evoluta, che diverrà in seguito la capostipite di una riuscitissima serie: è la ALb 48, meglio conosciuta come littorina. Il perché di questo nome è dovuto al viaggio di inaugurazione compiuto sulla tratta Roma – Littoria, l’attuale città di Latina, al quale la stampa dell’epoca dà una certa eco, contribuendo al diffondersi del termine col quale successivamente verranno indicati vari modelli di automotrici, fino ad arrivare alle ancora circolanti ALn 668 e 663.

Littorine “Speciali”

Cosa rende le littorine così speciali, aldilà della fama guadagnata grazie anche alla propaganda del regime fascista? Da un punto di vista tecnico sono innovative: il telaio è interamente portante – in fase di progettazione vengono mutuate soluzioni adottate nel settore aeronautico – e il motore è poggiato su uno dei carrelli, cosa che permette di ridurre parecchio le vibrazioni. Hanno un’autonomia che supera di gran lunga quella delle locomotrici a vapore e sono veloci, almeno per l’epoca: la velocità massima omologata raggiungibile dalle ALb 48 è di 110km/h.

Ai primi modelli ne seguono immediatamente altri di dimensioni più grandi e con un maggiore numero di posti a sedere: parliamo delle ALb 64 e ALb 80, queste ultime dotate di un doppio motore in grado di portarle ad una velocità massima di 130 Km/h. Con il modello successivo, la ALn 56 del 1934, si compiono i primi test del motore a nafta e nel 1935 vengono assemblate le ultime littorine a benzina, le ALb 56.

Dopo l’adozione definitiva del motore a diesel, la seconda importante innovazione è rappresentata dal sistema del comando multiplo, soluzione che permette ad un solo macchinista di comandare una coppia di automotrici da un unico quadro di manovra. In questo modo si risparmia sul personale di macchina (che resta unico per entrambe le automotrici) e si evita la sincronizzazione manuale delle operazioni tra gli agenti con il sistema dei fischi. Sebbene rimanga ancora necessario ricorrervi in caso di aggiunta al convoglio di una terza automotrice o di una seconda coppia, si tratta di un enorme passo avanti. È il 1936 e nascono così le ALn 556, il cui raddoppio della prima cifra nella marcatura indica la capacità di telecomandare una seconda unità collegata.

Secondo Dopoguerra

Queste, per grossi tratti, sono le tappe principali dello sviluppo di un progetto che nel secondo dopoguerra compie ulteriori passi avanti. Alla fine della seconda guerra mondiale i danni riportati dal parco macchine FS sono ingenti: in molti casi si procede con opere di recupero e ristrutturazione del materiale rotabile esistente, tuttavia l’esigenza di reintegrare e ampliare il parco è concreta. Vista la loro versatilità e affidabilità, le littorine hanno preso sempre più campo e non vengono utilizzate soltanto per i servizi locali, complice la non completa elettrificazione delle linee principali, i danni subiti da alcune porzioni di rete elettrificata e dagli ElettroTreni Rapidi che su questa rete viaggiano. Così sino al 1957 viene portata avanti la fornitura per le FS delle ALn 772, il modello più confortevole di automotrice leggera a nafta capace di far fronte alle esigenze di collegamenti rapidi. Esso verrà successivamente migliorato con l’introduzione della serie 773 e dei modelli maggiormente potenziati della serie 873. Tuttavia a metà degli anni cinquanta è già allo studio dei tecnici il progetto di quella che sarà considerata l’automotrice standard delle Ferrovie dello Stato, la ALn 668, introdotta nel 1956.

Qualcosa di diverso

Se finora i modelli qui citati rimangono per molti non appassionati soltanto delle sigle senza un preciso corrispettivo nel mondo reale – in molti casi si tratta di treni usciti dalla circolazione decenni fa – la ALn 668 rappresenta qualcosa di diverso. È il modello che è stato prodotto in serie diverse per il periodo di tempo più lungo, dal 1956 al 1983; è inoltre quello che da subito si è rivelato il più affidabile, che ha riscosso il maggiore successo sin dai primi test e col quale sono state sperimentate e adottate nuove soluzioni di sicurezza. Le ALn 668 sono automotrici che nel 2019 vengono ancora impiegate in tante linee minori su tutto il territorio nazionale e che, nonostante l’età, continuano a svolgere il proprio servizio. La loro produzione cessa nel 1983, quando inizia quella delle ALn 663, che ne rappresentano una versione leggermente modificata nell’aspetto esterno, con un frontale più squadrato e la doppia coppia di fari bianchi e rossi che elimina l’esigenza di mascherare manualmente col vetrino quelli in coda al treno.

La ALn 663-1181 mentre sosta al binario 5 della Stazione di Palermo Notarbartolo. Si noti il frontale più spigoloso rispetto a quello delle ALn 668 e la doppia coppia di fari parzialmente coperti da Seno. 1999.

Differiscono anche nell’arredo interno: da questo deriva il diverso numero di posti a sedere e la differente denominazione. Inoltre, come le motrici della serie 3300 delle 668, le ALn 663 hanno la possibilità di comandare anche una terza macchina.

video

Convoglio costituito da 5 ALn 668. Sebbene non sia possibile leggerne la marcatura, una possibile configurazione potrebbe consistere in tre macchine della serie 3300, le uniche a supportare il comando multiplo di tre automotrici, abbinate ad una coppia di qualsiasi serie della stessa classe o di classi compatibili. La livrea XMPR è facilmente riconoscibile dal turchese del frontale, mentre sulle fiancate si leggono i nomi di Chaoz, Grynz, Fra32 e Utero. Sull’ultima carrozza sono riconoscibili le illustrazioni di Pera. Primi anni 2000.

Rimaste in produzione sino al 1995, esse, insieme alle ALn 668, hanno assistito alla nascita e allo sviluppo dell’arte aerosol in Italia. A differenza delle carrozze destinate alle lunghe distanze, che hanno contribuito alla diffusione del writing sul tutto il territorio nazionale, esse sono il supporto sul quale si è evoluta e consolidata la produzione locale di intere scene, dal Veneto alla Sicilia, passando per ogni regione d’Italia. Hanno visto alternarsi più livree: da quella castano-isabella a quella verde lichene-giallo coloniale, dalla livrea grigio azzurro e beige pergamena alla “famigerata” XMPR di cui abbiamo parlato in un altro articolo.

ALn 668 in livrea grigio azzurro e beige pergamena. Sulla fiancata si leggono le lettere “ksoSI e “ZuekSI. Pezzo del 1995, Foto del 1996

I pannelli delle loro fiancate hanno accolto le opere di writers storici, hanno popolato i book delle generazioni che li hanno seguiti e sono state immortalate in celebri scatti di Alex Fakso e Zuek – Alessandro Simonetti. I loro dieci finestrini, i vetri laterali delle cabine di guida e la coppia di porte a tre battenti, sono stati i punti di riferimento per il proporzionamento delle lettere durante la progettazione di numerosi wholecars.

ALn 668 in livrea XMPR

ALn 668 in livrea XMPR riconoscibile dall’imperiale grigio e dal bianco del divisorio porte.
Sulla fiancata, da capo a piedi, Neo. 2002.

Parte dei modelli qui discussi sono stati prodotti, oltre che per le Ferrovie Dello Stato, anche per molte linee in concessione, dove spesso sono rimasti in servizio ben oltre la data in cui le FS hanno dismesso o ne hanno radiato dal proprio parco gli ultimi esemplari.

Una ALn 880, stretta parente della 873, ancora in servizio sulla Linea Alifana. Mak in testa, più a destra il tag CTA Crew tra il primo e il secondo gradino della porta a due battenti. Primi anni 2000.

Modifiche e Concessioni

In alcuni casi i gestori delle linee concesse hanno commissionato ai produttori delle versioni leggermente modificate delle automotrici, che hanno così ricevuto una classificazione differente. Ne sono un esempio le ALn 776, derivate dalle ALn 663, principalmente in servizio sulla Ferrovia Centrale Umbra: private del vano bagagli in modo da raggiungere il numero di 76 posti (da qui la marcatura), esse sono in grado di raggiungere la velocità di 150 km/h e sono capaci di pilotare fino a cinque motrici dalla cabina di testa (caratteristica esclusiva, questa, soltanto della seconda serie di 776).

 

Una coppia di ALn 776 bicabina ferme alla stazione di Perugia Sant’Anna. A sinistra una motrice in noleggio alla Seatrain, società che gestisce il servizio Roma Express da Civitavecchia alla Capitale, a destra una in livrea FCU alta visibilità. 2004.

Le ALn 668, 663 e derivate sono state in servizio, quando non lo sono tuttora, presso quasi tutte le linee concesse a scartamento ordinario: FNM sulla linea Brescia – Edolo, Ferrovie Padane, Ferrovie Udine Cividale, Ferrovia Centrale Umbra, Ferrovia Parma-Suzzara e Ferrovia Sangritana, giusto per citarne alcune.
ALn 5: vista da tre quarti di una ALn 668 in servizio presso le Ferrovie Emilia Romagna. In testa Fra 32, 2000.

Vista da tre quarti di una ALn 668 in servizio presso le Ferrovie Emilia Romagna. In testa Fra 32, 2000.

ALn 7: Una ALn 668 in servizio presso la Ferrovia Adria Mestre. Firma di Naso sotto il vetro della cabina di guida e Secse sulla fiancata. 2003.

Una ALn 668 in servizio presso la Ferrovia Adria Mestre. Firma di Naso sotto il vetro della cabina di guida e Secse sulla fiancata. 2003.

Evoluzione

L’ultima evoluzione del progetto della ALn 663 è costituita infine dalla ALn 72422. In questo caso la denominazione non ha nulla a che vedere col sistema visto finora, ma corrisponde al numero di commessa interna di FIAT, che ne è il produttore.

ALn 2: Una ALn 72422 in rimessa durante le operazioni di rimozione di un wholecar. Sulle porte le firme di Kyce e Lyra.

Una ALn 72422 in rimessa durante le operazioni di rimozione di un wholecar.
Sulle porte le firme di Kyce e Lyra.

Questo modello, a differenza degli altri, non viene mai adottato da parte di FS/Trenitalia ed entra in servizio prima sulle linee in concessione ad ACT e poi sulle tratte della FSE, Ferrovie del Sud Est, che sul finire dello scorso secolo dà il via a un ammodernamento del proprio parco mezzi.

ALn 9: Una ALn 72422 in servizio presso le Ferrovie del Sud Est. A differenza dei modelli ordinati a FIAT da ACT, quelli FSE sono più potenti e molto più veloci. A sinistra di What Four, lo sfondo nero ne incornicia il logo.

Una ALn 72422 in servizio presso le Ferrovie del Sud Est. A differenza dei modelli ordinati a FIAT da ACT, quelli FSE sono più potenti e molto più veloci.
A sinistra di What Four, lo sfondo nero ne incornicia il logo.

Col nuovo millennio vede la luce una nuova generazione di ALn, che poco o nulla ha a che vedere con i modelli che l’hanno preceduta: parliamo delle ALn 501-502, anche dette Minuetto, ma questa è già un’altra storia.

Per una antologia esaustiva delle littorine di prima generazione, si consiglia la lettura dell’articolo a esse dedicato su Scalenne

Lino Ganci (Palermo, 1979) inizia a esplorare l’Italia nella seconda metà degli anni 90, fino a stabilirsi a Perugia dove studia Pubblicità e Comunicazione. Il forte legame con il mondo del Writing lo porta a pubblicare tra il 1999 e il 2005 una rivista dedicata insieme al socio Francesco Romito. Insieme alla rivista i due sono tra i fondatori di Gotaste, collettivo di artisti hip hop dei quali Lino cura la produzione esecutiva dei primi progetti. Nel 2008 approfondisce le proprie competenze nel settore audio, foto e video presso la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo. Nel 2015 inizia a studiare calligrafia con Monica Dengo: durante i suoi corsi impara le basi delle scritture formali e prende ispirazione per lavori più espressivi nei quali utilizza codici e tecniche acquisiti nel corso degli anni. Vive e lavora a Palermo.

Iscriviti

Iscriviti alla nostra newsletter

By checking this box, you confirm that you have read and are agreeing to our terms of use regarding the storage of the data submitted through this form.